Francesco Gallo

SCRITTURA PITTURA SCULTURA

Francesco Gallo

 

[…] Giovanni Leto, assemblatore di materiali corposi, attaccati con forza ad una parete verticale, consuma il suo estro creativo in una continua labirintica ripetizione dell’identico, dell’uguale a se stesso, dello stesso tono. Sembra che nulla debba distinguere l’uno dall’altro, tranne che l’orizzonte dal vertice, il pieno dal vuoto, eppure niente si ripete, niente che nasca in questo preciso momento somiglia a quanto è nato in momenti precedenti. Leto, con l’economia di un arcano tessitore, mette insieme delle stesure che sono cromatiche e materiche allo stesso tempo, fondendo due elementi essenziali del suo itinerario concreto, di un lavoro pittorico di tipo particolare, rovesciando il mondo di Burri, accumulando invece di scavare, percorrendo gli stessi luoghi già attraversati da Christian Tobas.

 Accade così che Leto costruisca degli specchi opachi, pieni di tantissime increspature, come credi di un magma leggero, soffiato da un alito invisibile che gli dà consistenza e senso del mistero. Tutto questo fino ad una linea di incerto e frastagliato orizzonte, oltre il quale è la piattezza del supporto che si erge a superficie pittorica, contaminando l’omogeneità dei materiali poveri che vanno a definire l’abito arlecchino e multicolore che si chiama sogno.

Bibl: Filiberto Menna, Francesco Gallo (a cura di), Sottosuolo del linguaggio – Scrittura Pittura Scultura, Ed. I tascabili dell’Arte, Circumnavigazione IV,  Bagheria, 1989